Considerazioni e riflessioni personali

Il fair play, letteralmente “gioco corretto”, è un concetto che nasce in Inghilterra nell’Ottocento e viene concepito inizialmente per le competizioni sportive.

Con il tempo si fa spazio in altri ambiti e si diffonde anche nei rapporti sociali, perché il fair play, ormai non rappresenta solo un modo di comportarsi, ma anche una sorta di modo di pensare ed essere. Infatti, definirlo come il semplice rispetto delle regole nel gioco sarebbe riduttivo, poiché si tratta di un concetto che si collega e ne presuppone altri, di grande rilevanza, quali l’amicizia, il rispetto degli altri e dell’avversario, lo spirito sportivo.

Personalmente credo che il Fair play nello sport, consistente quindi nell’onestà, lealtà e nel rispetto dei compagni e dell’avversario, sia un concetto fondamentale per il sano svolgimento di qualunque attività, di livello agonistico o anche semplicemente amatoriale. E’ sempre più piacevole, a parer mio, avere la coscienza pulita, sapere di aver giocato o gareggiato correttamente e di aver quindi, magari, perso dignitosamente, piuttosto che vincere ma slealmente. Anzi, una vittoria portata a casa senza il rispetto delle regole del fair play, non mi renderebbe soddisfatta, non mi sentirei affatto appagata ma piuttosto in colpa e  quasi subdola. 

Nel testo è riportata una grandissima e onorevole azione dell’atleta Anaya, il quale ha rinunciato alla vittoria, che avrebbe benissimo potuto raggiungere senza problemi, permettendo all’avversario Mutai, che era davanti a lui, di tagliare il sudato e meritato traguardo. Ammiro smisuratamente questo atleta perché ha fatto una mossa infinitamente lodevole, non affatto da tutti purtroppo, e penso che gli applausi, i complimenti, e in generale la gloria e l’onore che ha ottenuto facendo questo, siano decisamente più esaurienti, soddisfacenti e sinceri di quelli che avrebbe potuto guadagnare superando Mutai e quindi vincendo. Questo gesto fa di Anaya una brava persona, onesta, sincera, che ha spirito sportivo e accetta a testa alta la sconfitta, e che addirittura aiuta l’avversario a vincere e a non mollare. Perché effettivamente, la persona e il cuore vengono prima di una semplice medaglia o coppa di metallo, vengono prima di un premio in denaro. Questo gesto, secondo me, sarà, in un modo o nell’altro, ricompensata ad Anaya, poiché si è sempre ripagati delle buone azioni. 

Io ritengo inoltre che lo sport sia una guida educativa, che spinge a mettersi alla prova costantemente, e soprattutto per i giovani rappresenta uno dei tasselli più importanti nella costruzione del bagaglio di esperienze che, giorno dopo giorno, aiutano ad affrontare la vita. Se un ragazzo impara il rispetto nello sport, allora è molto più probabile che anche nella vita di tutti i giorni imparerà a portare rispetto per tutti, a prescindere da chi sia. Non ci rendiamo conto di quanto lo sport possa formarci nella vita reale, di quanto possa educarci e farci da esempio per vivere al meglio la vita in modo leale e sincero.  

È giusto essere leali quando questo va a scapito della vittoria?

Come ho detto precedentemente, sì, penso sia assolutamente giusto dare la precedenza alla lealtà rispetto che alla vittoria. La lealtà non è solo un titolo o una medaglia, è molto di più: connota la persona che sei e mostra la tua sportività e il tuo rispetto nei confronti del prossimo. Per questo penso che, per quanto possa apparentemente far male perdere e per quanto sia difficile rinunciare a mesi di sacrifici e all’onore di una vittoria, sia comunque più giusto prediligere il fair play e quindi l’amicizia e l’onestà. 


Episodi di fair play 

Il calcio, uno sport meraviglioso che ha regalato e regala tutt’ora grandi emozioni a livello nazionale e mondiale, purtroppo è quello che ha anche mostrato meno, negli anni, di rispettare le regole del fair play;  ma può comunque andar fiero di alcuni episodi nei quali ha messo in mostra la sua faccia più bella. Uno di questi è senza dubbio quello del dicembre del 2000, andato in scena allo stadio ‘Goodison Park’ di Liverpool e con protagonista Paolo Di Canio. L’ attaccante del West Ham, entrò infatti nella storia del calcio inglese fermando con le mani il pallone un attimo prima di calciarlo in porta: una decisione che il giocatore italiano prese dopo aver visto il portiere avversario a terra per infortunio. Oltre ad aver compiuto un gesto magnifico, ha anche compiuto un gesto coraggiosissimo: la sfida era sentitissima, la posta in palio era elevatissima e la tensione si tagliava a fette. Poco prima del 90′ il risultato era sull’1-1 e un solo gol avrebbe fatto svoltare il match in un senso o nell’altro. Ma Di Canio decide comunque di fermare il pallone, indicando subito l’avversario a terra bisognoso di cure mediche. L’espressione in viso di compagni e avversari era esterrefatta: da un lato l’incredulità per non aver sfruttato un’opportunità unica che avrebbe consegnato la vittoria, dall’altro l’ammirazione e i complimenti. In uno sport purtroppo talvolta violento come il calcio, ha veramente rischiato critiche e insulti da tifosi e dal suo team e ha deciso di fare la cosa giusta. Questo è fair play, rinunciare a una clamorosa vittoria in nome di valori quali l’amicizia, la sportività, la lealtà. Ancora oggi si parla di questo gesto incredibile e ancora oggi a Paolo Di Canio vengono riconosciuti onore e gloria, e dimostrano la sua bontà d’animo.  

Mi è anche capitato di vivere direttamente un’azione di fair play, qualche anno fa.

Era il 2017, giocavo a pallavolo ed era in corso una partita contro una squadra di un altro paese. Una ragazza, chiaramente per sbaglio, schiacciò arrivando direttamente sulla mia faccia, perché ero sotto rete e probabilmente un po’ distratta. La ragazza in questione, quando vide che mi ero piegata dal dolore al naso, corse subito verso di me passando sotto rete (quindi interrompendo e rallentando i giochi), mi chiese subito scusa e se stavo bene, mi accompagnò alla panchina e stette lì con me un paio di minuti mentre mi portavano il ghiaccio. Sembra un gesto scontato, ma non lo è affatto. Mi era successo molte volte di vedere o vivere incidenti simili, ma nessuno ancora era stato così gentile e leale. Grazie a lei, avrò comunque sempre un bel ricordo di quella partita, dopo poco tornai a giocare e pure con il sorriso perché colpita dal meraviglioso comportamento di quella mia coetanea.

Atche Leyo Fortunée
Classe 4 A scientifico