Confrontarsi sui temi dell’agenda politica internazionale indossando i panni di diplomatici e seguire le procedure delle Commissioni delle Nazioni Unite: questo è stato per due settimane il compito mio e di altri 5000 studenti delle Scuole Superiori provenienti da ogni parte del pianeta.

Tutto è iniziato nell’estate 2021, quando sono venuto a conoscenza di un progetto molto interessante: l’associazione WSC Italia partecipa da anni al progetto “Ambassador of the Future”, ovvero la piu’ grande simulazione diplomatica dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, evento che, dopo due anni di stop a causa della pandemia, si è nuovamente svolto a New York nel Marzo del 2022. 

Il Progetto prevedeva un viaggio a New York durante il quale, oltre a visitare la città, gli studenti avrebbero avuto la possibilità di partecipare a una simulazione diplomatica in tutto simile alle vere sessioni delle Nazioni Unite. Il viaggio sarebbe stato preceduto da una lunga e impegnativa formazione online, unita a studio e lavoro individuale per la redazione dei documenti che avremmo dovuto presentare durante i lavori di commissione.

Dopo un colloquio di selezione in lingua inglese, sono entrato ufficialmente a far parte del progetto nel Luglio 2021, mentre il lavoro vero e proprio è iniziato a Dicembre con incontri due volte a settimana, durante i quali abbiamo appreso da professori universitari nozioni di Geopolitica e Diritto internazionale. Abbiamo poi seguito un corso che ci ha permesso di conoscere a fondo le rules of procedure, ovvero le procedure che danno vita ad una seduta dell’ONU. 

In seguito, sono stato assegnato alla Commissione OPCW (Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons) a cui avrei partecipato come Delegato in rappresentanza della nazione del Pakistan.

Ai componenti di ogni commissione è stato inviato un documento che conteneva i due topic di cui ci saremmo occupati durante le sedute, insieme ai relativi background studies, ovvero una dettagliata descrizione dell’argomento. Il nostro compito è stato quello di spulciare gli archivi ONU per trovare risoluzioni che esplicitassero la posizione del nostro paese riguardo ai topic della nostra commissione, e di scrivere sulla base di questa ricerca un position paper, ovvero un documento attraverso il quale i Delegati delle altre nazioni hanno potuto verificare la posizione della nostra nazione e capire se ci fossero dei punti comuni con la loro idea sui quali lavorare insieme. L’obiettivo finale era infatti scrivere una risoluzione, condivisa da quanti più paesi possibili, che contenesse le soluzioni al topic discusso.

Dopo una lunga formazione, è arrivato finalmente il giorno della partenza. Il viaggio è stato lungo, ma dopo ore di volo siamo finalmente atterrati a New York. I primi giorni sono stati interamente dedicati alla visita della città: Statua della Libertà, Ground Zero, Central Park, Empire State Building, MoMa e Times Square sono solo alcune delle mete che abbiamo raggiunto e ammirato. 

Dopo alcuni giorni di puro turismo è però arrivato il grande momento delle commissioni, che si sono svolte in sedute da 3 ore l’una con un ritmo di 3 sessioni al giorno. 

È stato un lavoro pesante, poiché il dibattito è stato molto combattuto e non si respirava per nulla l’aria della simulazione. Ognuno ha dato il meglio di sé per far valere le ragioni del proprio paese ed è nato un dialogo acceso e appassionato che richiedeva la massima partecipazione costante. La fatica è stata però celata dal divertimento per quello che alla fine è un gioco di potere, in cui ognuno cerca di imporsi e far valere il proprio punto di vista. Per alcuni giorni abbiamo provato cosa significa essere diplomatici e quanto sia eccitante la vita da delegato. Al termine dei lavori la nostra commissione ha prodotto due differenti resolutions, prodotte da due blocchi differenti, ma che sono entrambe passate grazie agli amendments, ovvero correzioni apportate alle draft resolutions per renderle condivisibili da più paesi.

Durante l’opening e la closing session abbiamo ascoltato le parole di importanti personalità, su tutti il Second Gentleman Douglas Emhoff, marito della vicepresidente Kamala Harris. 

L’esperienza che ho vissuto è stata incredibilmente formativa grazie al percorso che abbiamo intrapreso prima della partenza ed estremamente emozionante per l’attività diplomatica svolta nella fantastica cornice di Manhattan.

 MARCO PESSOLA DI 4 CLASSICO