Quante volte nella nostra vita abbiamo sentito la frase:”L’importante non è vincere, ma partecipare”? Molte volte, ma non penso che questo principio sia stato sempre rispettato. Spesso la frenesia di vincere sorpassa tutto, certe volte anche, purtroppo, i valori etici ed umani, come il rispetto e l’onestà. Il fair play non integra solo i valori che un atleta deve seguire, ma fornisce anche un esempio di comportamento nella vita, combattendo anche contro le ingiustizie, la violenza e gli imbrogli.

L’episodio di Anaya è un perfetto esempio di fair play, e penso che questo gesto non sarebbe stato fatto da tutti: certamente la soddisfazione quando si vince è molta, ma penso che essere onesti in ciò che si fa sia più appagante. Nella vita bisogna imparare a perdere, piuttosto che vincere in maniera sleale: la sconfitta viene vista come qualcosa di negativo, ma è davvero così? È meglio vincere imbrogliando che accettare la sconfitta? 

Perdere non è un’offesa alla dignità, ma rappresenta una lezione di vita, un’occasione per riflettere e migliorare se stessi. Invece, cosa si ottiene ad ingannare, oltre che una vittoria immeritata?

L’atleta deve saper essere corretto e sincero (sia con gli altri, ma anche con se stesso) anche quando in palio c’è la sua vittoria, oltre, come detto precedentemente, che essere rispettoso nei confronti degli avversari, sia quando vince che quando perde.

Io personalmente non ho mai assistito ad esempi concreti di fair play, ma, cercando, ne ho trovato uno che merita di essere raccontato: siamo nel 2019, si stanno svolgendo i Mondiali di Atletica in Qatar, ed è il momento della gara dei 5000 m maschili. L’atleta Jonathan Busby si trova a soli 250 m dal traguardo, ma improvvisamente crolla a terra, sfinito dalla fatica. Alle sue spalle arriva un altro atleta, Braima Suncar Dabò, che, invece che proseguire indifferente la sua gara, si ferma e rialza Busby. Gli ultimi 250 m li percorrono insieme, sostenendosi. 

Anche questo rappresenta uno dei valori fondamentali dell’etica sportiva: l’aiuto nei confronti dell’avversario quando si trova in difficoltà.

Lo sport è competizione, passione, ma è anche relazione, rispetto; per essere un atleta “perfetto” non è necessario vincere ogni sfida, ma basta essere un esempio, un modello da seguire.