DART o “come salvare la Terra giocando a biliardo nello spazio”

Un povero sassolino viaggia tutto tranquillo per i fatti suoi a qualche decina di migliaia di km/h nello spazio e si gode un bello spettacolo fino a quando un maledetto pianetucolo non gli taglia la strada e allora un bel frontale è inevitabile. Il nostro pianeta è un pilota un po’ screanzato, non fa molto caso a chi gli sta intorno… procede imperterrito, ma così facendo ha causato un po’ d’incidenti. I dinosauri non aviani in effetti sono stati sterminati da un meteorite anche se non avevano dubitato dell’esistenza di qualche merendina italiana gustosa e leggera… E qualche nostra città ha rischiato di fare la stessa fine: nel 2013 un meteoroide di 15 m è esploso nei cieli di una città russa di un milione e mezzo di abitanti, Chelyabinsk, mandandone 1.200 in ospedale o nel 1908 a Tunguska, in Siberia, una cometa di 50 m esplose con la potenza di un migliaio di bombe atomiche generando un bagliore visibile a oltre 700 km di distanza e radendo al suolo più di 2.150 km² di foresta.

Il meteoroide di Chelyabinsk
La foresta di Tunguska dopo l’esplosione della cometa

Ah ma forse voi siete di quelli che vanno nel panico per ogni articolo allarmistico sulla stampa sensazionalistica? Ecco in realtà bisogna ammettere che non avete tutti i torti, vi do una notizia incoraggiante: le probabilità che in futuro il nostro pianeta sia colpito da un oggetto trans-planetario sono esattamente del 100%! Spero siate soddisfatti e ora potete andarvi a godere qualcuno di quegli irrealistici disaster movie con la consapevoleza che potrebbe essere più vero di quanto pensiate, tranne per il miracoloso lieto fine in cui il  protagonista salva sempre il mondo con azioni completamente incompatibili con tutte le leggi della fisica. 

Ma no dai, non scappate urlanti nel vostro rifugio antiatomico! Dopo soli 60 anni dall’inizio dell’era spaziale qualcuno ha pensato a una possibile soluzione alla nostra estinzione! Il piano è piuttosto semplice: creare una rete di telescopi per mappare e monitorare tutti gli oggetti potenzialmente pericolosi e lanciare una sonda grossa come una FIAT Panda a tutta velocità contro la luna di un asteroide delle dimensioni della Piramide di Cheope per capire se siamo in grado di deviarla un pochettino, altro che Bruce Willis in Armageddon! Per ora le agenzie spaziali umane, in particolare quella statunitense (NASA) e quella italiana (ASI) hanno ottenuto fondi necessari solo per una demo della sonda da schiantare che è costata solo 308 milioni $ (meno dei fondi per la costruzione di uno stadio calcistico), mentre la rete di telescopi dovrebbe impiegare ancora una ventina di milioni e una decina d’anni per essere completata. La missione, che è stata chiamata “Freccetta” o DART (Double Asteroid Redirection Test), con il tradizionale amore che gli ingegneri aerospaziali hanno per gli acrostici, è un cubo metallico di 500 kg spinto da innovativi motori ionici, simili per concezione a quelli dei caccia TIE fighter di Star Wars. Sarà inoltre dotata di un paio d’ali, ossia il rivoluzionario impianto fotovoltaico ROSA (Roll Out Solar Array), già sperimentato sulla Stazione Spaziale Internazionale, che si srotolerà come un papiro e verrà messo in tensione per catturare più fotoni possibili. 

É stata lanciata il 24 novembre 2021 con un razzo riutilizzabile Falcon 9 di SpaceX. Il prossimo autunno la vedremo schiantarsi su 65803 I Dimorphos, corpo minore del sistema binario 65803 Didymos, a 11 milioni di km dalla Terra, ripresa in diretta dal paparazzo italiano che l’accompagna, LICIACube, una scatoletta provvista di macchina fotografica che distaccatasi dalla sonda-kamikaze ne filmerà l’impatto. 

Ma come faremo a capire se questo biliardo spaziale avrà funzionato e se potremo contare su questo tipo di missioni come piano di protezione planetaria? 

Beh qui entriamo in gioco noi europei con la sonda HERA dell’ESA (Europan Space Agency) in cui noi italiani abbiamo una parte preponderante. Ma questa è un’altra storia e speriamo di potervela raccontare in un prossimo articolo.

Di Castellani Federico