Avete mai sentito parlare della Riserva Orientata dello Zingaro? Essa è la prima area naturale protetta istituita nella regione Sicilia, appena dopo l’inizio della costruzione di una strada,  grazie a una marcia popolare che ha bloccato i lavori e che ha segnato la storia del territorio siciliano agli albori degli anni Ottanta. 

Situata nel trapanese tra San Vito lo Capo e Scopello (frazione di Castellammare del Golfo), il territorio è un insieme di alte pareti rocciose che sprofondano nell’acqua cristallina creando stupefacenti insenature. Le calette, tutte costituite da ciottoli e scogli, sono in totale sette e si presentano come  nicchie scavate nei fianchi delle grandi rocce. Noi (40 baldi giovani tra ragazze e ragazzi delle quarte  B e C scientifico) abbiamo deciso di fermarci alla terza partendo da sud: cala Berretta.

Abbiamo percorso un tragitto di circa un’ora e mezza affiancando la costa;  mentre camminavamo si poteva contemplare l’estasiante distesa d’acqua che si trovava pochi metri sotto di noi. Proprio in questa occasione abbiamo avuto la possibilità di ammirare specie di piante non presenti nel nostro territorio parmense, come  la palma nana (Chamaerops Humilis), tipica della macchia mediterranea e famosa per la sua capacità di resistere al fuoco, caratteristica alquanto importante in quest’epoca di ripetuti incendi.

Dopo un pranzo al sacco e, soprattutto,  un bagno ristoratore in mezzo a questo paradiso terrestre,  abbiamo intrapreso la camminata di ritorno, durante la quale abbiamo potuto cogliere quei particolari che ci erano sfuggiti in precedenza. 

Una curiosità affascinante: sapete perché la riserva si chiama in questo modo? Una riserva naturale “orientata” è un tipo di area naturale protetta in cui sono consentiti interventi colturali, agricoli e silvo-pastorali purché non in contrasto con la conservazione degli ambienti naturali. La R.N.O. è una delle tipologie di riserva naturale ufficialmente definite in Italia, insieme alle riserva naturale speciale e alla riserva naturale integrale (R.N.I.); questa – la cosa a mio avviso più interessante – venne denominata “dello Zingaro” perché un’ipotesi molto accreditata racconta che anni fa in una delle contrade della riserva vivesse una famiglia di nomadi. “Inizialmente avevamo pensato di chiamarla Riserva della palma nana – racconta Franco Russo, allora dirigente dell’Azienda Foreste Demaniali  – ma poi decidemmo per lo Zingaro”.

Noi quarte scientifico consigliamo assolutamente di portare con voi scarpe comode (dopotutto è pur sempre un itinerario trekking), abbigliamento adatto alla stagione e, per non dimenticare le cose più importanti, tanta acqua da bere e voglia di divertirsi!

Giulia Belforti