Durante questo periodo di pandemia si è verificato un fenomeno che contraddistingue la situazione attuale, legata al covid19, e che quindi differenzia le gravi conseguenze da essa provocate da quelle di una guerra: l’infodemia.

La popolazione mondiale è stata travolta da questo evento, cioè la diffusione di una quantità di informazioni enorme, spesso non verificabili, e questo sta portando ad un approccio diverso, magari sbagliato, al virus e alla vita in generale.

Molte volte queste notizie riguardano dati reali che vengono distorti per ottenere un determinato effetto; oppure ripetutamente vengono diffuse false informazioni che spingono la gente a commettere errori che potrebbero comprometterne lo stato di salute, sia fisico che mentale.

Si parla insomma ormai di un vero e proprio “contagio” informativo, espressione che va ad indicare tale diffusione di dati che incombe con rapidità su ogni persona e che pregiudica la possibilità di trasmettere informazioni chiare e univoche provocando reazioni non omogenee aventi come risultato la difficoltà di gestire e contenere il contagio.

Io credo che questo “contagio” informativo sia in qualche modo letale per la mia generazione in quanto influenza in modo molto negativo il nostro modo di pensare e agire, nel momento in cui siamo resi ancora più vulnerabili dalla pandemia.

Ognuno di noi, in questo triste periodo storico, si è improvvisamente trovato solo e per questo ha dovuto fare i conti con se stesso, affrontare problemi, paure e difficoltà che prima sottovalutava o reprimeva.

Il coronavirus ha letteralmente stravolto le nostre abitudini, cambiando le nostre priorità e il nostro modo di percepire e approcciarci alla realtà.

A questo proposito, la comunicazione ha svolto un ruolo fondamentale: non intendo solo la trasmissione di informazioni e date, ma anche e ancor di più le relazioni tra le persone.

Tuttavia penso che questo periodo abbia sia lati negativi che positivi. 

L’isolamento, la chiusura in se stessi hanno comportato certamente disagio, ma anche la possibilità di riflettere introspettivamente. Così molti hanno avuto modo di soffermarsi su di sé, di pensare in modo più profondo alla propria vita, alle proprie emozioni e passioni in modo da riuscire anche a migliorare. Tutto ciò prima veniva messo da parte, come soffocato da uno stile di vita frenetico; essere obbligati a stare da soli ha soprattutto cambiato il nostro modo di affrontare la realtà, aiutandoci a capire quali sono le persone e le cose veramente importanti, da cui non si siamo allontanati.

Insomma, se devo trarre una lezione dalla pandemia, come prima cosa invito tutti a non fidarsi di tutto e di tutti: non sempre ciò che leggiamo o sentiamo è autorevole.

In secondo luogo, posso ringraziare il coronavirus perché, oltre a farmi sentire sola e diversa, ha contribuito a far emergere in me lati di me stessa che nemmeno io conoscevo.

Di Raimo Angela